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La libertà di Gesù, la libertà che dà Gesù.

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Nonostante tutto, mi dicevo, ci rimane un sogno. Nonostante tutto resistiamo a credere che ci possa essere qualcosa di diverso da ciò che vediamo. E possa essere su questa terra! E non solo in quella futura che attendiamo nella speranza. Il sogno che ci abita è quello dell’armonia, di una terra senza violenza, senza offesa all’immagine di Dio che riposa in ogni uomo e ogni donna, in ogni forma della creazione. L’armonia che abbiamo sentito evocare, con parole che prendevano il cuore dal profeta Isaia. L’armonia che è nei nostri sogni, al di la di ciò che vediamo; l’armonia che è nel sogno dei popoli, al di là di ciò che ora vedono. Non rubateci questa speranza, quella che ancora ci fa vibrare dentro, quando ascoltiamo parole come queste del profeta: "Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso". E il profeta addita, direi, l’inizio, l’inizio generatore di un mondo senza violenza, e lo addita nella venuto di Uno che sarà colmo dello Spirito di Dio, colmo e condotto dallo Spirito. Che lo abiterà in pienezza. Voi tutti sapete che i cristiani hanno riconosciuto questa figura in Gesù di Nazaret. Voi mi direte – e in parte è anche vero – che, nonostante la sua venuta, la violenza non ha cessato di ferire la nostra terra. Eppure il sogno ancora ci abita, ancora sogniamo l’armonia. Anche se il cammino non sarà mai finito, quasi la violenza apparisse una costante della storia. Anche se ci saranno giorni in cui, in fatto di armonia, ci sembrerà di assistere a una regressione. Questo però non ha impedito ai cristiani di ogni tempo di desiderare e di sperare, di lottare per l'armonia. Penso però che non dobbiamo dimenticare dove sta il germoglio dell’armonia. Il brano di Isaia oggi iniziava appunto con questa immagine suggestiva, quella del germoglio: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici”. Germoglio, germogliare. Non sta scritto forse in un salmo, il salmo 72, dove si parla di Dio, che “Germoglio è il suo nome”? Il tronco sembra segato e inaridito, spunta un germoglio! La terra sembra crosta dura e impenetrabile, vi lavora nel segreto qualcosa di inatteso, vi è seminato un inizio, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Non chissà dove dunque: da un tronco segato, dal buio della terra. E noi oggi diamo al germoglio un nome, Gesù di Nazaret, e al suo nome leghiamo il nome di un futuro di armonia in noi, fra noi, sulla terra. Collégati al germoglio. Suona come una indicazione, quella del Battista Non è che abbiamo scordato– me lo chiedo– l’inizio? Perso il collegamento? Mi ha molto colpito– ma penso abbia colpito anche voi – nella lettura del vangelo di oggi il rimprovero del Battista alle folle, rimprovero che attraversa i secoli e giunge sino a noi: “in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. Se non lo conosciamo è come se avessimo perso l’appuntamento con il germoglio. Potreste obiettarmi: “Ma noi, che siamo qui in chiesa, Gesù lo conosciamo!”. Ebbene io penso che noi non abbiamo mai finito di conoscerlo e anche in questo senso lo attendiamo. Tra l’altro, lasciatemi dire, è capitato che l’affresco Gesù, lungo i secoli, abbia subito ridipinture. che hanno di molto velato la sua vera figura: gli hanno rubato i colori, quelli

delle origini. A volte purtroppo Gesù lo si legge a partire da incrostazioni. E questo può succedere – cosa strana – a quelli che stanno all’interno di una tradizione cristiana: battezzati, cresimati, che arrivano persino a dichiarare: “Gesù ha ai miei occhi sempre una componente eroica, da cui non traggo ispirazione. Mi sembra sempre un po' di leggere l'Eneide o l'Odissea”. Vi confesso che il cuore mi corre una ragazza che anni fa era giunta in parrocchia in cerca di senso, lei non battezzata. Che cosa potevo darle io, che non sono il Messia, non sono nemmeno Elia, non sono un profeta. Che cosa potevo darle se non il vangelo?

Passarono alcuni giorni e rimasi sorpreso e commosso dalle sue parole. “Finalmente” diceva “Milano si è tinta di sole. Continuo a leggere la Bibbia, con a volte la sensazione di comprendere, di sentire e che non ci sia quasi bisogno di pensare troppo, di capire. Succede semplicemente che delle cose risuonano, mi commuovono, mi fanno venire una gran voglia di vivere, un gran desiderio di avventure umane, della propria avventura umana”. E io con l’attesa in cuore di capire che cosa avesse incantato una come lei dietro le pagine che raccontano di Gesù. “Sono rimasta affascinata” mi disse “dalla libertà di Gesù, dalla libertà che dà Gesù. Non ho mai trovato qualcosa di simile. Respiro la libertà”. Sì, la respiri ad ogni pagina. Ed è sconcertante che chi tocca le pagine per la prima volta ne rimanga segnato, sedotto, mentre noi, che le abbiamo ricevute da tempo, con la scusa di conoscerlo, in tante nostre espressioni siamo come chiusi, fermi alle incrostazioni che ne velano la vera, emozionante, novità.

Abbiamo bisogno di occhi e di mani che scrostino l’affresco. E che Gesù diventi per noi germoglio. Per nuove germinazioni.


Angelo Casati


Quinta domenica di avvento

10 dicembre 2017


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