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L'evangelo di questa domenica unisce due scene che hanno un elemento comune, provocatorio: Gesù sta bene in compagnia con gente che i suoi contemporanei disprezzavano. Si tratta dei pubblicani. Con questo nome venivano designati, allora, gli esattori delle tasse. Già esigere il pagamento delle tasse non è mestiere che attiri simpatia su chi lo svolge, se poi le tasse vengono raccolte perchè finiscano a Roma nelle casse di una potenza nemica che occupa militarmente il Paese allora l'avversione diventa ostilità, odio, disprezzo. E ultimo ma non meno importante dettaglio: spesso questa raccolta delle tasse era occasione di soprusi e frodi. Un esperto della materia, Zaccheo che a Gerico era capo dei pubblicani e ricco, lo ammette: "Se ho frodato qualcuno restituisco il quadruplo"! (Lc 19,8). Insomma gente da evitare, i pubblicani. E infatti nelle pagine evangeliche sovente il termine pubblicano è associato a quello di peccatore. Ed ecco che proprio tra i pubblicani Gesù sceglie uno dei suoi discepoli, Levi, anzi lo chiama proprio mentre è seduto al banco della riscossione delle tasse.
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